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Appunti

Horacio Garcia Rossi

Fu nel 1962 che cominciai ad interessarmi alla luce come mezzo d’espressione plastica e nel 1963/68 al colore-luce come problematica unificata. Durante quegli anni realizzai delle esperienze su “rilievi a luce instabile”, “scatole luminose”, “strutture a luce instabile”, “scatole luce-colore manovrate dagli spettatori”, ecc.
Queste esperienze all’interno del GRAV furono realizzate con opere a tre dimensioni, cinetiche, includenti cioè il movimento.
In seguito, nel 1970, ritornai al problema dell’opera a due dimensioni, realizzando delle esperienze sul colore e seguendo la mia teoria della ricerca continua, feci delle incursioni nel campo della semiotica, del rapporto cioè tra la scrittura e la forma (vedi i ritratti dei nomi).

Nel 1978 sono arrivato, in opere a due dimensioni, a fondere la luce ed il colore in una unità indissolubile. In queste ricerche il colore non si manifesta nè come elemento decorativo in sè, nè come varietà di colori abbinati ma come un conglomerato destinato a creare una nuova struttura di visualizzazione: il COLORE-LUCE.
Questo colore-luce, irradiante, s’amalgama nella retina dello spettatore in virtù di un dosaggio rigoroso e controllato di tutti gli elementi che compongono questa ricerca.
Horacio Garcia Rossi
Parigi, 1978/80

Horacio Garcia Rossi e Sabina Melesi
Horacio Garcia Rossi e il Dott. Mario Melesi

Dedicato ad Horacio Garcia Rossi e alla Galleria Melesi di Lecco

Bologna, 25 Gennaio 2003, ci aggiriamo per i padiglioni della fiera di arte contemporanea per il secondo giorno. Abbiamo deciso di curiosare nel padiglione 34 che è quello in cui sono concentrate le opere contemporanee e di artisti emergenti.
Siamo conoscitori e appassionati di arte antica, ma non ci siamo mai accostati a quella prodotta nel contesto storico-culturale in cui viviamo. A questo punto ci sembra doveroso verso noi stessi e il nostro vissuto culturale avanzare ancora nel percorso, e andare a curiosare in quel mare di sperimentazioni artistiche che hanno contraddistinto gli ultimi quarant’anni del secolo scorso.
All’improvviso, aggirandomi nel padiglione tra i vari espositori, mi imbatto nella Galleria Melesi e vengo letteralmente “folgorata” da una luce che si sprigiona da un quadro con linee scure degradanti.

Sono convinta che sia una delle tante “installazioni” realizzata con un neon illuminato posto sul retro di una tela e mi avvicino con curiosità, ma vengo ancor

più “folgorata” (questa volta dall’emozione) quando scopro che il tutto è reso con pennelli e colori e che quella luce stupenda e penetrante non sono altro che “acrilici su tela”.
E’ amore a prima vista, è un moto dell’anima, una emozione irresistibile; è l’arte cinetica (che scopro solo in quel momento per la prima volta) che mi ha presa e coinvolta nel suo vortice di luce e movimento.
E’ l’incontro con Horacio Garcia Rossi, un simpatico, anziano signore, anziano solo per l’anagrafe, ma spiritualmente ed emotivamente più giovane di un ragazzo di vent’anni.
E’ l’incontro con un mondo artistico e culturale che è piuttosto una voragine di esperimenti e ricerche che finalmente mi ha catturata dando una svolta al percorso artistico-culturale della mia vita.
Adesso so chi devo ringraziare per tutto ciò.

 

Cynthia Simonelli